Libraio

 

Il Capo Officina ci racconta sempre una storia sulla sua infanzia che ci fa sorridere.
Quando aveva nove anni chiese a Babbo Natale un nuovo Dolce Forno Harbert, il Meccano e una macchina per scrivere. Babbo Natale si ricordò quasi tutto, ma essendo ormai vecchio, si dimenticò il Meccano. A dire il vero il Capo fu talmente felice per la macchina da scrivere che non se ne accorse nemmeno.
Da allora si era fissato: da grande avrebbe fatto l’astronauta, se lo avessero scartato avrebbe ripiegato sulla carriera di rock star e nel caso non avesse venduto dischi sarebbe diventato uno scrittore. Alla visita di leva fu riformato perché troppo basso, sovrappeso e celiaco.
Non riuscì mai ad avere una band degna di quel nome, ma quella dannata macchina per scrivere non l’aveva mai messa da parte. Batteva sui tasti peggio che Dave Lombardo sulle pelli della batteria con esiti altalenanti e incerti, ma non smetteva un attimo. Unico serio problema: la rilettura di quel che scrive. Mal sopporta la pagina bianca, ma soprattutto mal sopporta di non poter dire la sua sulle pagine scritte da altri.
Noi adoriamo leggere, ma lui più di noi. Letto un libro non riesce a farne a meno: deve parlarne a tutti e se trova qualcosa di buono è più forte di lui; tira fuori quella vecchia macchina da scrivere e prende appunti.

Nel Reparto Libri accade questo: parliamo di tutte le storie che ci sono entrate in testa e nel cuore.
Scrivere di libri è cosa per critici letterari e noi non siamo questo; siamo semplici viaggiatori che desiderano prendere una conchiglia dalla costa e lasciare al suo posto una pietruzza colorata, che qualcun altro potrà prendere e portare via con sé.

Il mestiere del Libraio è una vocazione e non un mestiere. Non si tratta solo di vendere qualche copia in più, ma di regalare qualcosa a chi entra nella tua bottega; qui cerchiamo di regalarvi frammenti di noi, schegge di tempo che lavoriamo faticosamente in questa strampalata Officina piena di cose, suoni, immagini, pagine, sogni e persone che forse non esistono.
Stephen King una volta ha detto che il dovere primario della letteratura è dire la verità su noi stessi raccontando bugie su persone mai esistite. Aveva ragione.
Leggere storie inventate è come vivere una vita non tua e farla diventare autentica. Quando leggi qualcosa di nuovo o rileggi qualcosa che hai amato, costruisci un pezzo ignoto della tua vita, le dai un nuovo significato, provi a sopravvivere a discapito del tempo inesorabile che cerca di farti fuori.
In fondo leggere è parte dello scrivere tanto quanto guardare è parte del fare un film: entrambe le parti stanno facendo qualcosa per non arrendersi al vuoto del supporto fisico. Leggere e guardare: un ultimo baluardo prima che scenda la notte.

In questo reparto troverete tante pagine di libri che abbiamo amato, odiato, vissuto e sognato di aver scritto; libri che, nel bene e nel male, integrano il nostro lavoro.
Il Re diceva che le cose migliori non le viviamo davvero, ma ci accadono in sogno.

Buona lettura, quindi! E speriamo non vi si rompano mai gli occhiali…