Scrittoio

 

In questa parte dell’Officina succedono delle cose strane. Il lavoro qui ha un ritmo diverso e solo io ho il badge d’accesso. Questo è il posto dove scrivo le mie, di storie, e non quelle degli altri.
Qualcuno, da qualche parte, diceva che scrivere è salvifico. Scrivere racconti non è solo questo; è anche un modo per consentire alla nostra parte animalesca di uscire fuori a sgambare e vedere le stelle.
I racconti sono piccoli frammenti di altre dimensioni che si depositano nel filtro di raccolta scarti dello scrittore, senza un motivo preciso, così, perché arrivano come le tempeste estive o il mal di pancia. Sono rimasugli tra i denti di giganti che mi piombano addosso, senza preavviso, e io devo scriverli esattamente come mi finiscono sulla camicia. Sono qualcosa di violento che a volte mi disturba, mi impedisce di oziare in sala mensa ma soprattutto di finire i romanzi che inizio sempre nei momenti meno opportuni.
Questa sezione non è come le altre.
Questa è la mia parte selvaggia, la parte oscura che chiede la luce con prepotenza. Scrivo solo per continuare a vivere, perché le cose migliori mi accadono in sogno; scrivo per inventare mondi, persone e vivere vite non mie.
Scrivo perché lo faccio da sempre.
Quando si scrive si è colti da una specie di pudore: è come essere beccati a fare pipì nelle aiuole. Si sezionano parti di noi stessi: anatomiche, morali, sessuali, psicologiche. Questo in ogni riga e dentro ad ogni parola con tutta l’onestà possibile.

In questo scrittoio troverete i racconti impolverati di un metalmeccanico, provenienti da luoghi e tempi passati, novità assolute e racconti di quando ero un giovane apprendista.

Adesso però torno in reparto. Ho tanto lavoro che mi aspetta, e poi non vorrei togliervi il piacere della lettura.