Che il congiuntivo ti sia lieve, Aldo! Considerazioni sulla televisione e altre cose sciocche
Anche se a noi il calcio non piace Aldo ci piace. Ci piace tanto quanto il congiuntivo. Questo è il nostro omaggio sincero verso un genio assoluto in fatto di Trash estremo; l’equivalente televisivo del Metal Estremo che tanto amiamo. Ciao Aldo e denghiù di tutto…
Aldo, hai fatto lo sgoop clamoroso!!!
Siamo a non più di trentotto, quaranta metri da te: dal tuo Zingarelli personale, dalla genialità che rasenta il divino ma soprattutto dall’inimmaginabile invidia che susciti in chiunque non abbia avuto le tue intuizioni.
Che vuoi Aldo, io sono un metalmeccanico del Dams che vive di tutto questo. Quindi ti ringrazio a nome di tutti quelli che rasentando l’ignoranza amano disperatamente la tua essenza Trash.
Ha deciso che basta così, era ora di intraprendere una nuova avventura. Lui che ha inventato quello che oggi è consuetudine ma senza veri eredi, per fortuna.
Allora, come premesso poco sopra, qui la palla che gira con 22 persone che la inseguono non è il nostro sport preferito, no. Qui piacciono pugni, prese, mischie e motori sbiellati, ma ciò non toglie che anche il calcio possa regalare meravigliose opere d’arte.
E se esiste un’opera d’arte, quella che potremmo definire “definitiva” è certamente “Il Processo del Lunedì”.
Il mio ricordo del “Processo” viene dall’infanzia, proseguito per tutta l’adolescenza: mio padre che guarda con vorace gusto il Processo del Lunedì, diventato poi il Processo di Biscardi commentando, scuotendo la testa, ridendo di gusto.
Oggi le giovani generazioni possono godere uno spettacolo simile, anche se inferiore, ignorante e riduttivo ascoltando l’onorevole Razzi (magistrale l’imitazione di Crozza) ; noi più vecchi invece abbiamo goduto dell’originale, inimitabile Aldo.
Fabrizio Bocca su Repubblica ha utilizzato un’immagine che facciamo nostra: Biscardi è riuscito a scardinare la “santa Messa del Giorno Prima”, ovvero è riuscito a distruggere a colpi di congiuntivo La Domenica Sportiva, il serioso programma accademico sul calcio, ha reso inservibile la pretenziosa seriosità della narrazione calcistica, riportando lo sport più popolare del paese alla dimensione in cui è giusto che stia: quella popolare, divertente, forse troppo divisa ma pur sempre specchio/riflesso dell’Italia di quel tempo. (Anche di questo tempo, ma questa è un’altra storia)
E’ inutile che vi scaldiate tanto, vi sento sapete la fuori urlarmi dietro improperi irripetibili, ma è così; il calcio è davvero lo specchioriflesso della nostra società, o meglio: lo specchioriflesso di una certa parte degli appassionati di questo sport che sono poi i nostri compatrioti.
Il Processo era davvero un posto nel quale dovevi passare se volevi essere qualcuno nel calcio e in televisione.
E’ imprescindibile il fatto che questo programma televisivo è stato il capostipite di quello che oggi vediamo ogni giorno; ha abbassato il livello, ma lo ha fatto per un solo motivo: la corsa forsennata di ogni imitatore verso la realizzazione del “Prodotto Perfetto”. L’idea scellerata che “se funziona con lui funziona anche per noi”.
No.
Non è così.
Aldo Biscardi ha creato qualcosa che in un mondo ideale sarebbe rimasto al suo posto: ovvero nel territorio della televisione trash, quel contenitore senza il quale il livello stesso della programmazione non potrebbe essere valutato.
La corsa a testa bassa di ogni creatore, produttore e protagonista verso l’imitazione forsennata di quello che funziona a discapito di tutto il resto, anche se il resto è di livello paradossalmente inferiore.
Non possiamo ragionare su quel tipo di televisione applicando i parametri attuali: oggi abbiamo Netflix, Sky, Youtube, Spotify. La televisione è più che altro lo schermo al quale collegare la connessione internet. All’epoca di Biscardi il discorso era diverso.
Non c’erano i blog come questo, gli smartphone, la moviola in campo, i social, i calciatori tatuati, depilati e con i capelli sempre perfetti anche dopo novanta minuti di corse forsennate.
Dovete pensare che c’erano Andreotti, Maurizio Mosca, Moana Pozzi, Tardelli, Falcao, Zoff, Kakà, Berlusconi che faceva le comparsate, Taormina e Lucianone Moggi. Quel mondo che oggi tanto schifiamo, ma che è pur sempre stato parte della nostra cultura popolare, quella cultura bassa ma senza la quale non potremmo avere la cultura alta. E’ cultura altra, quella creata da Biscardi, che vi piaccia oppure no.
Biscardi è il genio assoluto del trash, perché aveva capito prima di tutti che questo era quello che volenti o nolenti gli appassionati di calcio, ma anche di televisione volevano vedere, fagocitare, introiettare per poter essere “social”.
Biscardi, forse senza volerlo, o sapendolo meglio degli altri, ha inventato un certo modo di essere social prima che questi aggeggi venissero inventati.
Non fraintendetemi: quello che voglio dire è che Biscardi ha intuito che la televisione, che allora era ancora l’unico mezzo (oltre la radio, ma qui il discorso è differente), poteva essere non solo un contenitore di notizie e volti, ma anche il mezzo attraverso il quale lanciare nel tubo catodico, e quindi in tutto il resto del globo, personaggi più o meno improbabili. E che poteva farlo non come facevano gli altri, ovvero attraverso i mezzi canonici ed accademici della televisione, ma grazie allo sberleffo, all’insulto gratuito, al Brutto ad ogni costo che è inevitabilmente il Trash Estremo, quello definitivo.
Non parlate tutti assieme, al massimo tre o quattro alla volta. Scivolone infelice che però rende perfettamente l’idea di quello che stiamo dicendo.
Il calcio parlato, quello dei milioni di CT sparsi per il nostro territorio, quel calcio che tutti dicono ma non giocano, non lo giocano perché, come direbbe un appassionato e tifoso, uno su mille ce la fa. Gli altri rimangono relelgati ai fangosi campetti di periferia: la maggior parte felice di starci, ma tanti, forse troppi, rosi dall’invidia verso qualcosa che non è colpa di nessuno se non di Madre Natura. Genetica, questa sconosciuta e odiata colpevole.
Il calcio che Divide et Impera, impera e divide. E tutti sembrano lieti di questo. Biscardi sapeva, aveva capito che questo sentimento che diventa risentimento poteva essere sfruttato, usato per creare qualcosa di nuovo, per riderci sopra, per mostrare quello che la società è.
Non scaldatevi, perché nel vostro intimo sapete tutti che è così. Non è una ritrita idea malsana, ma l’evidenza scientifica che quello che la tele mostra, in fin dei conti è.
Biscardi ne aveva preso atto. Sapeva che quello che non puoi distruggere può diventare tuo alleato: conosci il tuo nemico. Usalo. Fattelo alleato, stimalo. Coccolalo. Diventerà tutto ciò che vuoi.
Qui le polemiche fioccano come nespole, perché il processo è sempre al di sopra delle parti. Tralasciamo appositamente i guai con la giustizia e la leccaluaggine verso Lucianone Moggi e Sivlio B. Qui parliamo della televisione, del modo di guardare la televisione, di vivere la televisione.
La genialità biscardesca è quella del congiuntivo molisano, che verrà usata qualche anno dopo nelle aule di tribunale per scardinare ( per tentare, senza riuscirci) la criminalità organizzata da un magistrato che finirà sulle copertine dei giornali di tutto il mondo. Quella geniale consapevolezza che la cultura altra è la base fondante del nostro regno, che se non puoi alzare il livello, abbassalo al tuo.
Non scagliatevi contro chi oggi ne esalta questo tipo di genialità, che in fin dei conti altro non è che una genialità diversamente stupida, non denigratelo, piuttosto scagliatevi contro chi vi ha derubato della possibilità di lasciare relegato al contenitore trash questo tipo di format televisivo. Contro chi ha abbassato il livello invece di alzarlo, contro chi ha pensato che se tutti lo guardano allora tutti sono così; la televisione, come il cinema, il teatro, la radio non sono solo mezzi di comunicazione di massa: sono maschere che indossiamo per intrattenerci fino a che non sopraggiunge la morte.
Il peccato mortale è dimenticarlo. Trasformare un programma Tv in Atto Supremo della Visione Totale.
In condensatore di idee, come se il Brutto che diventa Bellezza potesse davvero essere la norma. In questo modo si trasforma il Bizzarro in Normale. E’ l’ansia del diverso, il tentativo di neutralizzarlo. Quello che devia la norma che viene trasformato in norma.
Peccato che questi genialoidi del male dimenticano la cosa fondamentale: Biscardi è inarrivabile.
Senza di lui i Chuck Norris’s facts sarebbero solo uno sterile esercizio di stile.
Biscardi era lo Stile.
Quello che vediamo è solo spazzatura, brutta, pessima copia dell’originale, inutile tentativo di abbassare verso il basso quello che invece abbassava verso l’alto. E verso l’altro.
Quando ancora potevamo guardare la Tv consapevoli che il resto del mondo stava fuori e non dentro di noi, dentro le nostre esistenze, quando la Tv era ancora l’elettrodomestico e non la proiezione di noi verso l’esterno.
Trovo bellissima l’evoluzione comunicativa, sia chiaro; ma allora potevamo ancora incazzarci con olimpico distacco, quando spegnevamo la Tv lei rimaneva spenta.
Aldo Biscardi era un genio. Punto. Come il compianto Germano Mosconi. Affetti da una genialità inconsapevole, o forse troppo consapevole per essere espressa con serietà al resto di noi comuni mortali. Personaggi di un tempo che non tornerà più. Purtroppo o per fortuna.
Quello che è certo però è che senza di loro, o grazie a loro, il Trash Estremo e Virale oggi non esisterebbe, o non sarebbe come lo conosciamo adesso.
Grazie, Maestro.
Che il congiuntivo ti sia lieve….
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