Hollywood Babilonia

Hollywood Babilonia 1-2 Book Cover Hollywood Babilonia 1-2
Cinema
Kenneth Anger
Saggistica
Adelphi
1979
Brossura
292-332

L'antistoria del cinema scritta dal suo figlio più maledetto; Kenneth Anger trasporta il  lettore da vero Anfitrione nei vicoli meno illuminati della città degli angeli tra miserie, bassezze, vizi segreti e virtù dei Divi, quelli che "sniffavano la coca da vassoi d'argento su pianoforti a coda", i nuovi dei di una novella Babilonia, anche se non di pietra ma di gesso e cartapesta. Terrore di perdere tutto e tensione erotica che trasuda da ogni pagina, supplementi di chiacchiere e chiacchiericcio. La verità e il pettegolezzo si intrecciano in questo libro corredato da testo e immagini che si fondono perfettamente creando storie e sotto storie. Narratore eccezionale, bardo del tempo che fu, quando il Sunset Boulevard era ancora una pista polverosa e prima che gli Studios diventassero campi da tennis coperti.

 

 

Kenneth Anger non sembra affatto un simpatico e arzillo vecchietto, tutt’altro. Assomiglia a una rock star che non vuole mollare, che non vuole mettere la parola fine alle dissolutezze di una vita intera.

E’ uno dei registi sperimentali più famosi della scena underground, (Fireworks, Lucifer Rising, Rabbit’s Moon, Scorpio Rising…) vicino ad Aleister Crowley e amico intimo del sessuologo Alfred Kinsey, col quale lavorò durante le ricerche “sul campo” del dottore; si sarebbe fatto riprendere mentre praticava l’onanismo.

Anger non ha molte remore, non si vergogna di nulla, è un orgoglioso iconoclasta che da sempre disturba i sonni dorati di Hollywood e a volte minaccia di continuare. Secondo un pettegolezzo ci sarebbe un Hollywood Babilonia III già pronto, ma come dice lo stesso Anger non potrebbe pubblicarlo, perché si parla moltissimo dei membri di Scientology e loro sono “inclini ai litigi”. Quindi benpensanti, dormite pure sonni tranquilli! Il vecchio terribile, per ora almeno, se ne rimarrà buono buono nel suo oscuro mondo privato.

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Anger mostra con fierezza la sua iconoclastia

Visto che non si può scrivere di libri inesistenti (anche se mi affascina da sempre l’idea di recensire libri immaginari per vedere l’effetto che fa…) qui parleremo dei primi due, meravigliosi monumenti alle ombre sul telone. Di questo si tratta, ma ce ne dimentichiamo continuamente, perdiamo di vista che si tratta solo di ombre, a cui diamo corpo in virtù della credulità intrinseca nella natura umana. Il cinema, meraviglioso esperimento tecnologico è la nostra sfida al tempo che passa, e questo Anger lo sa meglio di chiunque altro; sbazzica Hollywood da quando è bambino, studia danza con Shirley Temple alla scuola di Maurice Kossloff e ha un ruolo ne il Sogno di una notte di mezza estate del regista Max Reinhardt, nel 1935.

Ha visto, toccato, sentito, provato. Ha soprattutto vissuto e non ha paura di nessuno. Come lui stesso afferma, nel suo archivio raccoglie molti dati storici, ma poi ascolta i pettegolezzi.  Ed è su questi che pubblica i suoi libri; molti rumori, ma anche molti fatti che si intersecano, dando vita a due opere uniche nel loro genere che cercano di mettere in luce il vero lato della “starità”, quello che non vive nella luce, ma nel buio dello schermo. Hollywood Babilonia cerca di fare questo, svelare il mistero della distanza che divide lo schermo dallo spettatore, quella distanza che crea il mito e trasforma l’essere umano in Divo.

Scandali, morte, dolore, malattia mentale, droga, abbandono. E’ assurdo, ma anche gli dei i celluloide sono a volte disadattati come le persone che si siedono davanti allo schermo, nessuna distanza da colmare, solo una disperata comunanza che le pagine di questo libro porta a galla, come un ricordo disturbante. I detrattori lo accusano di essere poco serio, gli attribuiscono leggende che nemmeno in buona fede possono essere credute autentiche; la cosa certa è che negli anni quaranta era a Parigi per una “schiavitù consenziente” presso il Terribile Tartaro (come lo definisce lui) Henri Langlois, padre padrone della Cinématèque Francaise, in contatto con la critica dei Chaiers du Cinema e sempre attento a quello che si era lasciato alle spalle.

in un certo senso è l’ineluttabile il vero protagonista dell’opera, con quel gusto maligno dell’attesa della caduta finale e rovinosa, fine inevitabile quando si sale sull’ascensore infernale della fama immensa. Fama che per qualcuno è imperitura ma non per tutti. In pochi ricordano  Pola Negri, Ona Munson, Nik Adams o Pier Angeli.

In pochi ricordano la loro fama, che nei loro cuori doveva essere imperitura come quella dei fratelli Fairbanks, di Chaplin e Marilyn; Anger dedica un intero capitolo ai morti suicidi e non lo fa con la subdola crudeltà sottile dei giornali scandalistici, no; ne parla con la grazia del trapasso, con la delicatezza a volte un po’ ironica e sarcastica di chi ricorda qualcosa che ormai non fa più male. Divi di un tempo che fu, che Anger non dimentica.

tutto il libro è un lungo e nostalgico ricordo un po’ lisergico, assomiglia a un romanzo immaginario per immagini,  il racconto epico (anche se poco edificante) della vecchia Hollywood, quella di persone geniali e maledette, dei divi che erano tali e che sapevano vivere da divi. Ci sono il caso Arbuckle, Desmond Taylor e tutta la scia di distruzione ad esso collegato, la passione proibita di Chaplin, il manicomio chiuso alle spalle di Wally Reid, e poi le vite roboanti e terrificanti di Lupe Velez, Frances Farmer ed Errol Flynn. Le migliaia di starlet di contorno fanno da sfondo brillando e ti sembra di vederle, che cercano di non spegnersi; illuminano il Viale del Tramonto di un mondo che ormai non esiste più. Le ville dei divi del muto abbattute tutte entro gli anni sessanta, le automobili che arrugginiscono in garage dimenticati, gli abiti di scena battuti all’asta ormai in armadi estranei, tutta la droga servita su vassoi d’argento finita, sniffata, bruciata su set indiavolati. E quanto sesso! Tutto quanto come se non ci fosse un domani. Loretta Young, Clarke Gable, Bobby Driscoll, Rodolfo Valentino.

Hollywood Babilonia è un libro che consiglio a tutti i cinefili che non l’hanno ancora letto. A tutti quelli che vogliono capire cosa succede dietro il telone, a chi crede che il cinema ci salverà, a chi ancora sa e vuol sognare.

Il cinema era e (forse) sarà sempre il più bel giocattolo del mondo. Kenneth Anger ha saputo meglio di altri dar voce ai sogni e non permettere all’oblio di trionfare. Leggetelo perché le storie contenute sono divertenti, allegre, tragiche, comiche, ironiche e meravigliose. Sono storie vere e false allo stesso tempo, ma questo non deve spaventarvi; il cinema è questo. Raccontare storie finte spacciandole per vere.

 

Categorie: Cinema, Libraio, Personaggi, Saggistica

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