Io e le ossessioni degli altri: perché non riusciamo a smettere?

A volte in tele ci sono programmi davvero Trash, succedeva già ai tempi della televisione classica ma da quando le pay tv sono diventate di uso comune le cose, almeno crediamo, sono davvero peggiorate. La fiera del “al peggio non c’è mai fine” continua allegra e idiota senza preoccuparsi di finire.

Sicuramente il canale del “al peggio non c’è mai fine” per eccellenza è Real Time, che da quando è trasmesso in chiaro ha impennato verso il basso più estremo il suo palinsesto.
Dal programma (tutto italiano) sul boss delle cerimonie, che mette in scena i matrimoni più tamarri del globo terracqueo (salvo quelli grassi e grossi dei gipsyes), ai tradimenti all’italiana raccontati da (improbabili) attori/protagonisti che ricordano tanto quelli di Forum.
All’ora di pranzo veniamo allietati da Amici di Maria De Filippi, condotto tra gli altri dall’ex di Belen Rodriguez, creatura senza nome, che ha sollevato il mediatico polverone dopo la loro “tragica” rottura, (l’unica rottura, secondo noi, sono solo le inutili notizie su di loro: lasciateli lasciarsi in santa pace!) senza dimenticare i lieti pomeriggi con l’abbigliamento improbabile (anche se Enzo e Carla sono semplicemente deliziosi!) e i matrimoni a sorpresa in tutte le salse possibili.

Ma siccome al peggio non c’è fine, le vere perle del canale sono, almeno secondo i sindacati, tre programmi rispettivamente inglesi e americani.
Il primo è Malattie imbarazzanti: tre dottori anglosassoni incontrano pazienti con disturbi il più delle volte normali, ma che gettano nell’imbarazzo i poveri malcapitati in cerca di risposte. Gli altri due sono Malattie Misteriose, dove pazienti sopravvissuti a malattie assurde raccontano le loro vicissitudini, lasciandoti il mattino dopo col dubbio che quel dolorino allo stomaco sia l’anticamera del cimitero,  e la chicca assoluta: Io e le mie ossessioni. Racconti di persone con compulsioni e manie al limite dell’esotico anche loro in cerca di un (meritato) aiuto. Persone che mangiano cartongesso, bevono benzina, convivono (e fanno sesso) con real doll, prendono il thé con peluche e parlano con gli altri grazie a pupazzi da ventriloqui.
Gli operai in blocco però chiedono a gran voce di aggiungere altri due programmi del palinsesto alla lista: Piccole donne Los AngelesIl nostro piccolo grande amore. Sono le storie di persone affette da nanismo seguite nella vita di tutti i giorni come se fossero prodigi del meraviglioso.

 

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Malattie imbarazzanti

 

I programmi sulle malattie non hanno nulla di comico, ma inevitabilmente quando guardi certe storie ne ridi di gusto; lo fai perché sei sadico e al contempo sollevato. Il sadismo è connaturato a tutti noi e in coppia col sollievo formano il mix esplosivo che ci coglie di fronte alle brutte notizie: quel sentimento malsano che ci fa rallentare l’auto quando vediamo l’incedente nella corsia opposta alla nostra, che ci fa leggere tutti i succulenti dettagli sugli omicidi famosi e guardare il telegiornale della sera.

 

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Io e le mie ossessioni: il feticista delle bambole

Abbiamo bisogno di sentirci dire da terzi che per noi va tutto bene: che non abbiamo il cancro al seno o alla prostata, che la nostra casa non è crollata per una fuga di gas e i nostri figli sono tornati a casa all’orario stabilito sani e salvi.
Non dite “io non sono così” perché tutti noi ci siamo fermati anche solo di sfuggita a vedere il lenzuolo bianco sporco di sangue sull’asfalto bagnato dopo un grave incidente. Tutti facciamo analisi del sangue e chi ha figli in età adolescenziale non sempre dorme sonni tranquilli. Non è crudeltà gratuita. Credo sia quello che spinge i bambini a staccare le ali alle cavallette: la curiosità nei confronti del dolore, perché inevitabilmente tutti noi avremo la nostra dose di dolore, e vedere come fanno gli altri a superarlo ci serve per stare in pace con noi stessi.
I programmi su persone affette da acondroplasia e consimili invece sono su un altro livello ancora. Non solo il livello della pessima tv, ma anche quello che potremmo definire, parafrasando il dottor Forer, l'”Effetto Merrik”, ovvero la curiosità verso tutto quello che devia la norma. Chi è affetto da questa patologia non sempre genera figli con lo stesso problema e viceversa: in parole povere anche chi ha altezza normale potrebbe avere un figlio affetto da nanismo  e questo ci lascia perplessi.

 

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Bill Klein e la moglie Jen Arnold protagonisti di un reality show

Questo tipo di programmi ricalca in tutto e per tutto la tradizione dei Side Show, gli spettacoli itineranti al seguito dei circhi in cui persone affette da determinate patologie, i cosiddetti Freak, si esibivano in improbabili show del mostruoso. Seguono le vite di persone normali, la cui unica “tara” è il non avere un’altezza media. I nani hanno nella storia della devianza un posto del tutto particolare: nel passato erano non solo i giullari di corte ma anche i consiglieri del re e gli amanti delle regine. Avevano un posto d’onore, come il mitico generale Tom Thumb (alias Charles Sherwood Stratton) che nell’ottocento venne addirittura ricevuto dal presidente Lincoln e consorte, dopo i successi al seguito di Barnum, suo lontano parente. I nani di questi programmi sono americani normalissimi che lavorano, fanno l’amore, guidano l’auto, si sposano, litigano e purtroppo si ammalano, esattamente come tutti gli altri americani. Solo che lo fanno ad un livello differente. Perché la loro altezza dovrebbe in teoria penalizzarli. In realtà (e lo scopo è proprio questo) grazie a questi programmi veniamo rassicurati sul contrario.

Sono, almeno secondo i sindacati e gli operai della nostra assurda officina, programmi decisamente al limitare del Trash più estremo. Colmano bisogni di persone insicure, che cercano di vivere la vita attraverso il vetro deformante dello schermo televisivo. Parlano al cuore di tutte quelle persone che mandano le proprie bambine ai concorsi di bellezza, ai provini del Grande Fratello e che sognano di diventare tronisti. Non c’è nulla di male in tutto questo. Appunto. Non c’è nulla.

Sia ben chiaro: il canale televisivo Real Time svolge un servizio pubblico, colma un vuoto del mercato e purtroppo, se non ci fosse o venisse chiuso, verrebbe di certo rimpiazzato.

Perché al peggio non c’è mai fine…

Categorie: Televisione

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